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Abuso sui Minori e Maltrattamenti in Famiglia Tutela

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Abusi sui minori e maltrattamenti in famiglia: la configurazione del reato previsto dall’articolo 572 del codice penale.

I comportamenti nei confronti dei minori che caratterizzano la fattispecie dell’abuso secondo l’analisi della giurisprudenza, una breve descrizione delle fattispecie. La nozione di maltrattamento e abuso nei confronti del minore (o anche maltrattamenti in famiglia sui minori) è davvero ampia e spesso il tema non è considerato in tutta la sua pienezza. Comportamenti che singolarmente potrebbero essere solo moderatamente riprovevoli, in un contesto di sistematicità e ripetizione, si traducono in una fattispecie gravissima in grado di pregiudicare anche definitivamente, lo sviluppo psicofisico del minore. Percosse, carenze affettive, mancanza di cure, assegna di sorveglianza, esposizione a continue liti e discussioni (violenza assistita) sono solo alcuni dei possibili esempi.

Premessa

Il tema è, purtroppo, uno dei più ricorrenti anche, allo stesso modo purtroppo, specie la pressione mediatica hanno portato una sorta di anestetizzazione della sensibilità della collettività proponendo via via episodi sempre più gravi, quasi in una macabra corsa al rialzo.

Al contrario, la nozione di maltrattamento e abuso nei confronti del minore (oltre le valutazioni che possono derivare dall’analisi delle condotte secondo buon senso) è davvero ampia e, alle volte, non considerata in tutta la sua pienezza.

Spesso, infatti, la mancata conoscenza dell’intero vissuto familiare che caratterizza la storia del minore porta e relegare nell’occasionalità fatti che, al contrario, dovrebbero essere “letti” in tutta la loro reale importanza e che meriterebbero sempre il giusto approfondimento.

Definizioni dell’abuso e del maltrattamento

Cosa, dunque, considerare abuso nei confronti del minore? Quali sono i comportamenti che, nella loro ripetizione travalicano l’occasionalità e si trasformano in una condotta “patologica” e rilevante dal punto di vista giuridico?

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I comportamenti elencati di seguito sono solo una generalizzazione e devono essere considerati solo come indicatori – se non così espliciti da configurare una fattispecie a se stante – verso i quali prestare la necessaria attenzione in funzione di una attenta valutazione. Per quanto attiene il ruolo dell’avvocato (che certo non può sostituirsi ad altre figure professionali con specifiche competenze) l’attenzione deve valere quale filtro discriminatore verso le istanze del cliente: spesso, specie durante le separazioni più conflittuali, i temi dell’abuso e del maltrattamento attribuiti al coniuge sono indicatore della presenza di altro tipo di disagi nella coppia (che vengono poi a coinvolgere la prole minore).

Dunque, oltre lo schema semplicistico delle percosse o delle violenze anche sessuali (nel dosaggio al rialzo dei media i temi più frequenti) l’abuso – e poi il vero e proprio maltrattamento – nei confronti del minore assume connotazioni fisiche e psicologiche peculiari:

Alcuni esempi di abusi o maltrattamenti in famiglia

  • ciò che si manifesta come un comportamento privativo rispetto alla cura del bambino: cura che non è solo “il cambio del pannolino” ma l’insieme delle relazioni che coinvolgo il gruppo familiare: cura affettiva, cure materiali, attenzioni relazionali. Non prendersi cura del bambino non lavandolo, non vestendolo adeguatamente, ignorare le necessità affettive, infliggere sofferenze psicologiche e fisiche, trascurare o ignorare le sue necessità mediche (non solo di cure vere e proprie come la semplice somministrazione di farmaci);
  • ignorare, eludere, trascurare le esigenze di istruzione e scolarizzazione del bambino;
  • lasciare un bambino privo di adeguata sorveglianza e senza le necessarie attenzioni;
  • pretendere che il bambino adegui il suo comportamento complessivo alla realizzazione di desideri dell’adulto che non considerano le sue reali capacità ed aspirazioni;
  • influenzare negativamente i comportamenti del bambino anche al fine di trarne un vantaggio personale o di legittimare condotte altrimenti riprovevoli dell’adulto;
  • anche al fine di influenzare le percezioni e le valutazioni del bambino, è certamente abuso esporlo a liti o violenze familiari ancorché la fattispecie sia prevista come autonoma (la cosi detta violenza assistita dove il bambino è spettatore passivo nei confronti dell’aggressione perpetrata da un genitore nei confronti dell’altro – Tribunale di Piacenza 23 ottobre 2008);
  • maltrattare verbalmente il bambino anche con la finalità di ridurre o ledere la sua autostima;
  • esporre o lasciare che il bambino sia esposto (ad esempio omettendo la necessaria vigilanza) ad atti o immagini pornografiche;
  • sempre sul tema sessuale, toccare le zone intime del bambino (ovvio che tale comportamento non può ravvisarsi nelle normali cure) o indurre tale comportamento nel bambino come perpetrare in suo danno qualsiasi abuso di tipo sessuale.
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La mediazione familiare

Gli ordini di protezione verso le violenze e gli abusi nel contesto familiare e nel caso di reato di stalking: nel caso di reati contro la persona – violenza, minaccia, abuso, persecuzione, stalking – è possibile chiedere l’emanazione del così detto ordine di protezione al fine di far cessare o prevenire la reiterazione dei comportamenti lesivi dell’integrità psicofisica della vittima e dei suoi familiari.

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