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Mobbing familiare coniugale: peculiarità del fenomeno

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Il mobbing familiare: una diversa configurazione del fenomeno dei maltrattamenti in famiglia

La fattispecie del mobbing familiare o coniugale come identificatrice di comportamenti denigratori nei confronti del coniuge in grado di annullare la personalità e ridurre l’autostima della vittima.

Che cos’è il mobbing familiare

Uno degli aspetti più frequenti nella condizione di disagio intrafamiliare che può sfociare nella separazione (anche se allo stesso tempo può costituirne un freno inibitore) e che emerge nella fase di consulenza davanti il professionista, è quello relativo al così detto mobbing familiare.

Il riferimento, tuttavia, non può essere ad una solo condotta che uno dei coniugi tiene nei confronti dell’altro ma, piuttosto, si deve intendere la concomitanza di una serie di comportamenti (alcuni dei quali potrebbero avere autonoma rilevanza ad esempio di tipo penale) che vengono ripetuti costantemente in danno del partner.

Tali comportamenti (mutuando le considerazioni e le osservazioni proprie del diritto del lavoro) si concretizzano una serie di vere e proprie vessazioni (soprattutto di tipo psicologico) che portano il soggetto destinatario a sminuire la propria personalità, ad annullare la propria autostima e via dicendo al punto di venirsi a trovare in una posizione di totale sottomissione rispetto al “mobber” (il partner che pone in essere tali comportamenti). Così, ad esempio, dai semplici apprezzamenti negativi sulle capacità di gestione del menage familiare, si passa alla costante denigrazione dell’aspetto fisico, delle capacità del coniuge, alla sistematica demolizione dell’integrità della personalità mediante l’insulto, il rifiuto di ogni apprezzamento e via dicendo. Oltre la descrizione delle condotte (il cui spettro è davvero infinito e solo in parte riconducibile a schemi fissi), per definire la sussistenza di una ipotesi di mobbing familiare o mobbing coniugale, è necessario che tali condotte si ripetano nel tempo e che l’effetto psicologico vada oltre quello che, ad esempio, può essere attribuito ad un semplice litigio.

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Il disegno del mobber: la distruzione del partner

Quello che caratterizza infatti il mobbing familiare (o mobbing coniugale) é un vero e proprio disegno posto in essere al fine di operare una vera e propria distruzione della personalità del partner che (quasi in preda alla c.d. Sindrome di Stoccolma) cade in uno stato di depressione indotta dal mobber (dai suoi comportamenti) nella quale la perdita completa dell’autostima e l’annullamento della personalità sono, spesso, lo strumento per indurre l’allontanamento della vittima. Raramente tali condotte assumono la configurazione di maltrattamenti fisici ma ciò non è da escludere considerata la scarsa tendenza a portare all’attenzione dell’autorità tali episodi: la vittima cade in uno stato paragonabile a quello delle vittime di violenze, spesso restie per paura o vergogna (che in questo caso sono direttamente indotte dalle azioni del mobber) a denunciare quanto subito.

Dal diritto del lavoro al mobbing familiare

Tornando dunque alla definizione degli elementi costitutivi la fattispecie, può essere utile riferimento la sentenza del T.A.R. Campania (Napoli Sez. II n. 2036 del 20 aprile 2009) – nella prospettiva di mutuare elementi dal diritto del lavoro – che afferma come: “il mobbing presuppone dunque i seguenti elementi: a) la pluralità dei comportamenti e delle azioni a carattere persecutorio (illecite o anche lecite, se isolatamente considerate), sistematicamente e durevolmente dirette contro il dipendente; b) l’evento dannoso; c) il nesso di causalità tra la condotta e il danno; d) la prova dell’elemento soggettivo”. Mentre, sotto il profilo della sussistenza dell’ipotesi di mobbing familiare o mobbing coniugale nell’ambito di un giudizio relativo alla separazione dei coniugi (in questo caso ai fini dell’addebitabilità), la Corte di Appello di Torino (nel 2000) venne, per la prima volta, a configurare la fattispecie indicando la rilevanza di un “comportamento, in pubblico, del coniuge offensivo ed ingiurioso nei confronti dell’altro coniuge, sia in violazione delle regole di riservatezza, e sia, soprattutto, in riferimento ai doveri di fedeltà, correttezza e rispetto derivanti dal matrimonio, condotta ancor più grave se accompagnata dalle insistenti pressioni (“mobbing”) con cui il coniuge stesso invita reiteratamente l’altro ad andarsene di casa”. Ancora, più recentemente, il Tribunale di Napoli (27 settembre 2007) ha affermato come: “la continua denigrazione di un coniuge da parte dell’altro, integrando il c.d. “mobbing“, può comportare l’addebito della separazione al coniuge responsabile di tali abusi” dove, però, il responsabile degli abusi era la moglie!

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